Nike di Samotracia

Nel fitto velo dell'epoca ellenistica, a Rodi, si forgiò la Nike per commemorare la vittoria nella tenebrosa battaglia dell'Eurimedonte. Lì, la flotta di Rodi affrontò con successo il re siriano Antioco III, guidato dall'ombra di Annibale. Sull'isola di Samotracia, un tempio votivo si eresse per i Grandi Dei Cabiri, e la Nike, simbolo di trionfo avvolto nel mistero, dominava la sommità.
Dopo secoli di quiete nell'antro sacro di Samotracia, la Nike svanì, solo per essere ritrovata nel 1867 da Charles Champoiseau. Da un'isola avvolta nell'aura dell'antico, attraversò le ombre di Costantinopoli, il Pireo, Marsiglia e finalmente Parigi.
Acquisita dal Louvre, la statua, riscattata da un lungo silenzio, fu restaurata nel 2013-2014, risvegliando la sua cromia originale e tre nuove piume.
Un viaggio enigmatico, da Rodi a Parigi, tra segreti custoditi e misteri rivelati.
Immergiamoci nell'affascinante simbolismo associato alla dea Nike, dove ogni elemento racchiude un significato profondo e vittorioso.
L'aquila, simbolo di valore supremo tra gli uccelli, diventa la principale insegna romana in guerra, ornando stendardi e vessilli con maestosa frequenza.
Il bue sacrificato, icona di vittoria per i Romani, testimonia la conquista ottenuta attraverso stragi nemiche. La pecora, invece, è offerta quando la vittoria si raggiunge senza combattimento e spargimento di sangue.
La civetta, emblema degli Ateniesi, acquisisce fama per il suo volo proverbiale, annunciando la sconfitta dei nemici con il suo inconfondibile cinguettio.
Il gallo, augurio di vittoria, canta trionfante quando il successo è conseguito. Gli Ateniesi offrivano un gallo dopo le vittorie, mentre i Romani prediligevano il bue.
L'olivo, simbolo di pace e coronamento, adorna i vincitori come onore, specialmente nei giochi Olimpici.
La palma, emblema antico della vittoria, raffigura la resistenza e l'elasticità, senza mai spezzarsi. Nelle opere d'arte, la presenza di un ramo di palma indica il premio conferito a un vincitore, che diventa esso stesso il campione della vittoria.
Le ali, icona della marcia rapida della vittoria, conferiscono un senso di trionfo veloce e inarrestabile.
La cariatide, nella loggia Persica di Sparta, commemora la vittoria su i Persiani nella guerra di Platea, sostituendo le colonne con figure in abito persiano.
La biga, corona degli archi trionfali, simboleggia la vittoria gloriosa attraverso la sua maestosità e grandiosità.

Nike, personificazione di vittoria e trionfo, non è solo artefice di tali conquiste ma le consacra, posando la corona d'alloro sulla testa del vincitore.
Dopo le guerre persiane, il culto di Nike cresce, ma solo nell'ellenismo le viene tributata un'adorazione individuale. In questo contesto emerge la celebre Nike di Samotracia.
Parte degli antichi Dei Titani sconfitti dal pantheon di Giove, Nike, una Titanide, è stata spesso raffigurata con corone di alloro ed ulivo da posare sul capo del vincitore ma anche con melagrana o nel semplice gesto di un saluto.
In questo caso traggo ispirazione dalla maestosa Nike di Samotracia, purtroppo mutilata, mi avvolgo in guanti, e copro la testa.
Questo gesto intende emulare le sue eleganti movenze preservando l'enigmatico fascino che permea la statua.
La scelta di utilizzare l'oro nel set è ispirata al fatto che la veste della dea era spesso dorata. Tuttavia, ho preferito indossare il bianco per riflettere al meglio l'essenza della statua.
Nella mia rappresentazione priva di oggetti tipici tra le mani della dea, lascio alla tua immaginazione il compito di completare il quadro...