Sanremo 2025: festival della musica o spettacolarizzazione delle emozioni?

Pubblicato il 20 febbraio 2025 alle ore 14:55

Ogni anno Sanremo accende i riflettori sulla musica italiana, portando con sé emozioni, speranze e sogni.

Ma la domanda che sorge spontanea è: si tratta ancora di un festival della canzone o è diventato un palcoscenico per storie, personaggi e spettacolarizzazione dell’intimità? 

Sempre più spesso, infatti, ci troviamo di fronte a esibizioni di artisti che, oggettivamente, non sanno cantare. Eppure, ottengono successo, vengono celebrati e difesi da un pubblico che li ama visceralmente. Perché?

 

La musica dovrebbe essere un viaggio nell’anima, un battito che risuona con il nostro cuore. Eppure, il talento musicale sembra aver ceduto il passo alla narrazione personale. Oggi l’artista non è più valutato solo per la qualità della sua voce o delle sue canzoni, ma per la storia che porta con sé. La fragilità, il dolore, le cicatrici diventano parte integrante dell’identità artistica, fino a sovrastare la musica stessa. Viviamo in un’epoca in cui il pubblico ha un bisogno disperato di credere in qualcosa, di riconoscersi in qualcuno.

E se un cantante con limiti evidenti riesce ad avere successo, allora chiunque può farcela. È un messaggio potente, ma è anche un’illusione.

 

Un tempo le celebrità erano avvolte da un’aura di irraggiungibilità, proiettate in un universo quasi divino. Oggi, invece, la barriera è stata abbattuta. Gli artisti condividono le loro paure più profonde, le loro insicurezze, le battaglie interiori che li tormentano. Questo è un passo importante per normalizzare certe tematiche, per far sentire meno sole tante persone. Ma c’è un rovescio della medaglia: l’eccessiva esposizione delle fragilità può creare un attaccamento quasi ossessivo, un legame morboso tra pubblico e artista, dove il talento viene messo in secondo piano e si giustifica tutto in nome dell’empatia.

 

E così, il festival della canzone italiana si trasforma sempre più in un’arena di emozioni esibite, di panni sporchi lavati in pubblico, di drammi personali trasformati in spettacolo. Ma se il cuore pulsante della musica viene soffocato da tutto questo, cosa ci resta?

Qual è, oggi, la vera responsabilità di un artista nei confronti del proprio pubblico?

Dov’è il confine tra il condividere e il perdersi nell’immagine di sé che gli altri vogliono vedere?

Sono domande che toccano corde profonde, perché la musica dovrebbe essere un rifugio, un viaggio interiore, un’onda che ci trascina lontano.

Dovrebbe accarezzarci, scuoterci, riempirci di meraviglia.

Non essere solo il contorno di una storia da prima serata.

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Commenti

Pasquale Tortorella
7 mesi fa

La vita privata degli artisti deve interessarci nella misura in cui le loro opere vi alludono.