Caro Uomo

Pubblicato il 4 aprile 2025 alle ore 10:21

Negli ultimi decenni, la società ha assistito a un profondo cambiamento nei ruoli di genere e nella percezione della figura maschile. Se da un lato il femminismo ha permesso alle donne di affermarsi e di ottenere maggiori diritti, dall’altro sembra essersi innescato un fenomeno parallelo: la progressiva erosione del significato simbolico e psicologico della mascolinità.

 

Oggi, il dibattito su cosa significhi essere uomini e quale sia il loro posto nella società è più acceso che mai. Sempre più spesso si sente parlare di una crisi della figura paterna e di un'identità maschile frammentata, priva di riferimenti stabili. Il libro "Il padre dov’era" di Giancarlo Ricci esplora proprio questo aspetto, analizzando le conseguenze della scomparsa del ruolo paterno nella famiglia e, più in generale, nella società. In questo contesto, l’autore ci invita a riflettere sulla perdita di quel modello di mascolinità che un tempo incarnava il principio di stabilità, di protezione e di riferimento per le generazioni future.

 

Nel tentativo di riscattarsi da secoli di oppressione e violenze subite, molte donne oggi rivendicano uno spazio autonomo, ma a volte questo processo sembra tradursi in una generale demonizzazione della figura maschile. È una conseguenza inevitabile o il sintomo di una società che fatica a trovare un nuovo equilibrio? E soprattutto, quali sono gli effetti di questa dinamica sulle generazioni future?

 

Questa lettera che segue vuole essere una riflessione profonda su tutto ciò.

Una riflessione che non vuole minimizzare le difficoltà che le donne hanno affrontato e che continuano ad affrontare, ma che cerca di dare voce a una figura maschile spesso messa in ombra o ridotta a stereotipi negativi. È un invito a fermarsi, a riflettere, a riconoscere il valore di ogni individuo senza cadere in visioni distorte. 

Caro Uomo,

Dove sei?

Ti cerco tra i volti per strada, negli occhi di chi abbassa lo sguardo, nelle mani che tremano senza più sapere cosa stringere.

Ti cerco nelle parole che non dici più, nei pensieri che trattieni per paura che vengano fraintesi.

Ti cerco perché so che esisti.

Ma ti hanno convinto che no, che tu non puoi più essere te stesso. Che la tua voce non serve, che il tuo sentire è colpevole, che il tuo essere uomo sia un errore.

E allora ti chiedo: dove sei?

Ti guardo e vedo il peso che porti sulle spalle, vedo i tuoi passi farsi più cauti, la tua espressione sempre più confusa. Vedo la tua stanchezza.

E mi dispiace.

Mi dispiace per ogni volta che ti sei sentito in colpa senza aver fatto nulla.
Mi dispiace per quando hai voluto tendere la mano e ti hanno detto che non serviva, che eri superfluo.
Mi dispiace per tutte le volte in cui hai sentito il bisogno di piangere, ma il mondo ti ha ricordato che gli uomini non lo fanno.
Mi dispiace per ogni sguardo diffidente, per ogni parola spezzata in gola.

E allora te lo dico, con tutto il cuore: ti vedo.

E voglio ricordarti chi sei.

Sei il viandante di Kipling, quello che cammina mentre il mondo gli crolla addosso, che si rialza anche quando tutto sembra perduto:
"Se riesci a incontrare il Trionfo e la Rovina e trattare questi due impostori allo stesso modo..."

Sei la colonna silenziosa di cui parlava Gibran, il sostegno invisibile che permette alla vita di reggersi in piedi.

Sei la tempesta e il faro, il limite e il passaggio. Sei la forza che protegge e la vulnerabilità che accoglie.

Ma soprattutto: tu hai il diritto di esistere.

Non lasciarti cancellare.
Non lasciarti spegnere.
Non lasciare che il mondo ti rubi la tua stessa voce.

Noi non siamo nati per combatterci, per divorarci l’un l’altro. Siamo nati per danzare insieme.

Uomo, rialzati.
Non per prevaricare, non per rivendicare con rabbia, ma per riprenderti il tuo spazio nel mondo, per ricordarti che tu non sei un errore, sei necessario.

E io, donna, lo so. E non voglio dimenticarti.

Insieme, possiamo ricostruire ciò che è stato distrutto. Insieme possiamo riscoprire l’essenza di ciò che siamo: esseri di luce, che brillano più forti quando si uniscono.

 

Con tutto il rispetto e l’amore che meriti,

 

Una donna che crede in te.

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