Voglio la Poesia

Pubblicato il 10 ottobre 2025 alle ore 10:15

VOGLIO LA POESIA!


Non voglio la mediocrità né la pornografia.

 

Le parole, una volta ponte tra dentro e fuori, sono oggi merci trattate all’ingrosso: ridotte a slogan, a formule pronte all’uso, a ganci per catturare attenzione.

 

Il risultato è una ferita sottile ma costante: l’anima si abitua alla ripetizione, alla superficie, e perde la capacità di essere toccata dal significante.



Quando il linguaggio si appiattisce, il desiderio si confonde.

L’eros, quell’energia che crea, che spinge verso il nuovo e l’intimo, viene sostituito dalla logica del consumo: immediato, esibito, usa-e-getta. Votato al soddisfacimento immediato e non alla gioia profonda.

La “pornografia” di cui parlo non è solo sesso esibito: è l’esposizione acritica della vita in sé, è la mercificazione dell’identità, del bisogno di vita, è l’ossessione per l’effetto a scapito della profondità.

 

Questo processo produce individui affamati di applausi e incapaci di nutrirsi di silenzio e simbolo.


Sotto il pulviscolo dei social e sotto la pioggia di immagini perfette, perfettamente e subdolamente sessualizate e sessualizanti, si incrina il senso di sé.

Accade qualcosa di chiaro e doloroso: il soggetto diventa spettatore di se stesso, e l’identità perde spessore.

Per difendersi, compaiono due reazioni comuni:

il perfezionismo performativo (mostrarsi sempre impeccabili) o il ritiro anestetico (spegnersi e sopravvivere).

Entrambe sono povere imitazioni di vita.

 

La poesia, invece, opera come cura: è una forma di sublimazione che trasforma il dolore in linguaggio ed il vuoto in luogo dove può abitare una nuova immaginazione.

La pratica poetica abitua la mente a tollerare l’ambiguità, a riconoscere la complessità, a restare con ciò che brucia senza bruciarsi del tutto.

Quando perdiamo la capacità di metafora, perdiamo la capacità di curare le nostre ferite narrative

e allora la nostra vita viene raccontata dai mercanti dell’immagine.


Il mercato non rimuove la poesia per cattiveria; la esclude perché la poesia non si monetizza facilmente. I miti si svendono al migliore offerente, i riti si trasformano in eventi sponsorizzati, l’intimità diventa prodotto. Il risultato è una società più rumorosa, ma più fragile.

Dove mancano rito e linguaggio simbolico, l’essere umano smarrisce i luoghi in cui imparare a soffrire, a trasformare, a rinascere.

Bisogna rieducarsi.

Rieducare non significa censurare. Significa riapprendere il gusto per l’essenziale, insegnare alle generazioni nuove a leggere la vita come un antico diario e non come un manuale per la monetizzazione. Una comunità che coltiva poesia è meno manipolabile, più resiliente, più capace di riconoscere le proprie vere necessità.


Programma di rieducazione poetica

 

  • Silenzio quotidiano ➤ dieci minuti al giorno di attenzione non mediata: sedersi, respirare, ascoltare. Senza correre. Il silenzio riporta la sensibilità all’ordine.

  • Leggere una poesia al giorno ➤ anche una strofa. Non per mostrare, ma per allenare il muscolo del simbolo.

  • Raccontare storie vere ➤ creare spazi comunitari (fisici o digitali) dove si condividono esperienze senza essere giudicati né monetizzati. Niente performance.

  • Rituali semplici ➤ la vita pulsa nei riti: mangiare insieme, celebrare il cambiamento, scrivere una lettera che non verrà inviata. I riti fanno memoria.

  • Educare all’immaginazione ➤ nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nei centri culturali: laboratori di metafora, di drammaturgia, di collage emotivo.

  • Sostenere gli artisti ➤ pratiche economiche che non sfruttino l’artista ma che permettano alla creazione di essere vita e non solo prodotto.

  • Disintossicazione simbolica ➤ adozione periodica di “giorni senza schermo”, dove il valore non è la performance ma la presenza.

 

La poesia non è un lusso, è un addestramento al senso.

Recuperare la poesia significa restituire spessore ai nostri atti, alle nostre parole, ai nostri amori.

È una rieducazione che va fatta con pazienza, una pratica che fiorisce a condizione di essere nutrita.

E ricordiamolo:

un diamante, senza poesia,

è un pezzo di vetro.

Togliete la Poesia dalle cose

ed avrete tolto la vita da voi stessi

Ridicolizzate la Poesia

ed avrete violentato il vostro spirito

Dimenticatevi della Poesia

ed avrete dimenticato

la vostra ragion d'essere

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