VOGLIO LA POESIA!
Non voglio la mediocrità né la pornografia.
Le parole, una volta ponte tra dentro e fuori, sono oggi merci trattate all’ingrosso: ridotte a slogan, a formule pronte all’uso, a ganci per catturare attenzione.
Il risultato è una ferita sottile ma costante: l’anima si abitua alla ripetizione, alla superficie, e perde la capacità di essere toccata dal significante.
Quando il linguaggio si appiattisce, il desiderio si confonde.
L’eros, quell’energia che crea, che spinge verso il nuovo e l’intimo, viene sostituito dalla logica del consumo: immediato, esibito, usa-e-getta. Votato al soddisfacimento immediato e non alla gioia profonda.
La “pornografia” di cui parlo non è solo sesso esibito: è l’esposizione acritica della vita in sé, è la mercificazione dell’identità, del bisogno di vita, è l’ossessione per l’effetto a scapito della profondità.
Questo processo produce individui affamati di applausi e incapaci di nutrirsi di silenzio e simbolo.
Sotto il pulviscolo dei social e sotto la pioggia di immagini perfette, perfettamente e subdolamente sessualizate e sessualizanti, si incrina il senso di sé.
Accade qualcosa di chiaro e doloroso: il soggetto diventa spettatore di se stesso, e l’identità perde spessore.
Per difendersi, compaiono due reazioni comuni:
il perfezionismo performativo (mostrarsi sempre impeccabili) o il ritiro anestetico (spegnersi e sopravvivere).
Entrambe sono povere imitazioni di vita.
La poesia, invece, opera come cura: è una forma di sublimazione che trasforma il dolore in linguaggio ed il vuoto in luogo dove può abitare una nuova immaginazione.
La pratica poetica abitua la mente a tollerare l’ambiguità, a riconoscere la complessità, a restare con ciò che brucia senza bruciarsi del tutto.
Quando perdiamo la capacità di metafora, perdiamo la capacità di curare le nostre ferite narrative
e allora la nostra vita viene raccontata dai mercanti dell’immagine.
Il mercato non rimuove la poesia per cattiveria; la esclude perché la poesia non si monetizza facilmente. I miti si svendono al migliore offerente, i riti si trasformano in eventi sponsorizzati, l’intimità diventa prodotto. Il risultato è una società più rumorosa, ma più fragile.
Dove mancano rito e linguaggio simbolico, l’essere umano smarrisce i luoghi in cui imparare a soffrire, a trasformare, a rinascere.
Bisogna rieducarsi.
Rieducare non significa censurare. Significa riapprendere il gusto per l’essenziale, insegnare alle generazioni nuove a leggere la vita come un antico diario e non come un manuale per la monetizzazione. Una comunità che coltiva poesia è meno manipolabile, più resiliente, più capace di riconoscere le proprie vere necessità.
Programma di rieducazione poetica
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Silenzio quotidiano ➤ dieci minuti al giorno di attenzione non mediata: sedersi, respirare, ascoltare. Senza correre. Il silenzio riporta la sensibilità all’ordine.
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Leggere una poesia al giorno ➤ anche una strofa. Non per mostrare, ma per allenare il muscolo del simbolo.
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Raccontare storie vere ➤ creare spazi comunitari (fisici o digitali) dove si condividono esperienze senza essere giudicati né monetizzati. Niente performance.
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Rituali semplici ➤ la vita pulsa nei riti: mangiare insieme, celebrare il cambiamento, scrivere una lettera che non verrà inviata. I riti fanno memoria.
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Educare all’immaginazione ➤ nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nei centri culturali: laboratori di metafora, di drammaturgia, di collage emotivo.
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Sostenere gli artisti ➤ pratiche economiche che non sfruttino l’artista ma che permettano alla creazione di essere vita e non solo prodotto.
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Disintossicazione simbolica ➤ adozione periodica di “giorni senza schermo”, dove il valore non è la performance ma la presenza.
La poesia non è un lusso, è un addestramento al senso.
Recuperare la poesia significa restituire spessore ai nostri atti, alle nostre parole, ai nostri amori.
È una rieducazione che va fatta con pazienza, una pratica che fiorisce a condizione di essere nutrita.
E ricordiamolo:
un diamante, senza poesia,
è un pezzo di vetro.
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Togliete la Poesia dalle cose
ed avrete tolto la vita da voi stessi
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Ridicolizzate la Poesia
ed avrete violentato il vostro spirito
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Dimenticatevi della Poesia
ed avrete dimenticato
la vostra ragion d'essere
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